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Colesterolo sconfitto con frutta e cereali

DI COLESTEROLO si e’ trattato insieme con altri temi, nelle recenti Giornate cardiologiche torinesi, presidente il prof. Antonino Brusca, cattedra di cardiologia dell’ Universita’. Logico parlarne essendo il convegno dedicato alla cardiopatia ischemica, in altre parole ai danni arrecati al cuore della aterosclerosi delle coronarie, o infarto per dirla piu’ semplicemente. Forse ci si domandera’: ancora COLESTEROLO? Non si e’ gia’ detto tutto? Certo gli atti d’ accusa sono numerosi: le placche di aterosclerosi delle coronarie hanno un centro ricco di lipidi (grassi) per tre quarti costituiti da COLESTEROLO; la somministrazione a certi animali d’ una dieta ricca di COLESTEROLO provoca lesioni simili all’ aterosclerosi umana; le inchieste epidemiologiche dimostrano a grandi linee una correlazione fra elevata quantita’ di COLESTEROLO nel sangue e rischio di episodi coronarici, e fra abbassamento del COLESTEROLO e riduzione degli episodi. Insomma la partecipazione allo sviluppo ed all’ evoluzione dell’ aterosclerosi appare innegabile. Tuttavia, a parte il fatto che la natura esatta del ruolo del COLESTEROLO rimane oscura, una visione principalmente colesterolica dell’ aterosclerosi non e’ valida. Come mai, con COLESTEROLO uguale, vi sono notevoli differenze di infarti in talune popolazioni? Perche’ il COLESTEROLO non ha chiari rapporti con l’ aterosclerosi delle arterie del cervello o degli arti inferiori? Perche’ i grandi esperimenti terapeutici non hanno dimostrato che abbassando il COLESTEROLO si riduce la mortalita’ globale? E ancora la diminuzione della mortalita’ da infarto negli Stati Uniti era iniziata gia’ prima della grande campagna contro i fattori di rischio fra cui appunto il COLESTEROLO. Insomma, l’ eccesso di COLESTEROLO non sembra essere il precursore necessario e sufficiente dell’ aterosclerosi. La malattia coronarica puo’ svilupparsi con poco COLESTEROLO, e con molto COLESTEROLO apporta senza dubbio una soluzione all’ enigma dell’ aterosclerosi, ma parziale. Il fatto che sperimentatori ed epidemiologi non abbiano cessato di indagare sui rapporti fra COLESTEROLO ed aterosclerosi e’ la prova, se ne occorresse una, che non sono soddisfatti di quanto si sa. Fra parentesi, neppure altri fattori di rischio se la passano meglio. Consideriamo l’ alcol, di cui parla un recente articolo del British Medical Journal: la mortalita’ coronarica e’ piu’ elevata negli astemi e nei piccoli consumatori che nei medi consumatori. Secondo un’ indagine neozelandese coloro che non hanno mai bevuto alcol nella loro vita sarebbero piu’ esposti all’ infarto, mentre chi ne consuma sembra protetto. La redazione della rivista britannica annuncia un prossimo articolo nel quale si dimostrerebbe che un po’ d’ alcol aumenta la speranza di vita. Insomma nonostante il grande numero di indagini sull’ epidemiologia dell’ aterosclerosi parecchi punti restano oscuri. Molti episodi coronarici avvengono in gruppi considerati a basso rischio, a dimostrazione del fatto che la causa del processo aterosclerotico e delle sue complicazioni ancora sfugge. Inoltre, a fattori di rischio apparentemente uguali, la frequenza degli incidenti e’ diversa da una popolazione all’ altra. I paesi mediterranei si distinguono da quelli Nord europei o Nord americani per un’ incidenza relativamente bassa della cardiopatia ischemica da aterosclerosi coronarica, e questa differenza non e’ spiegabile in base alla diversita’ dei fattori di rischio. Probabilmente esistono anche fattori di protezione. La conoscenza di questi fattori protettivi, e la scoperta di fattori che spieghino la suscettibilita’ individuale, sono i due progressi che si attendono nel quadro delle complicazioni dell’ aterosclerosi. Bisogna ammettere che l’ epidemiologia tradizionale e’ in parte fallita nella spiegazione del fenomeno aterosclerosi. Si aspetta con impazienza che i genetisti mettano il dito sul gene o sui geni predisponenti all’ aterosclerosi. A questo punto sara’ opportuno chiarire, per non essere fraintesi, che non si vuole certo negare l ‘ esistenza dei fattori di rischio, i quali accrescono la rapidita’ dell’ evoluzione dell’ aterosclerosi e la frequenza delle sue complicazioni. Essi sono l’ ipertesione, il tabacco, il diabete, l’ obesita’, il sesso maschile, antecedenti familiari di malattia coronarica precoce, oltre naturalmente al COLESTEROLO. Prudenza vuole che se ne tenga conto. Tornando al COLESTEROLO il dosaggio nel sangue e’ raccomandabile almeno ogni 5 anni a tutti gli adulti di piu’ di 20 anni d’ eta’. Se il medico giudichera’ che il livello e’ elevato sara’ opportuno un trattamento. Dal punto di vista dietetico, oltre a ridurre le calorie se v’ e’ un sovrappeso, le norme sono: alimentazione ricca di cereali, frutta e verdura, ridotta nei grassi animali e abbondante di oli vegetali con acidi grassi polinsaturi. Ma un accanimento contro il COLESTEROLO e’ ingiustificato, non si e’ sicuri che dopo i 50 anni sia un fattore di rischio importante e che i sessantenni con 300 di COLESTEROLO non si complica necessariamente la malattia coronarica. Il abbiano, soltanto per questo, un forte pericolo di malattia coronarica.

Fonte: La Stampa 01-03-1992

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Colesterolo e trigliceridi in eccesso alla base di seri problemi

Il COLESTEROLO e’ una sostanza grassa presente normalmente nel sangue la cui valutazione puo’ essere effettuata tramite il prelievo ematico. Questo elemento svolge una funzione vitale in quanto e’ un componente di tutte le membrane cellulari e rappresenta il precursore per la sintesi di numerosi ormoni (ormoni sessuali, ormoni antistress), della vitamina D e dei sali biliari. Il COLESTEROLO e’ in parte introdotto attraverso gli alimenti (COLESTEROLO esogeno) ed in parte e’ prodotto direttamente dal fegato (COLESTEROLO endogeno). Gli organi piu’ ricchi in COLESTEROLO sono rappresentati dal cervello (10%), dalle ghiandole surrenali (3%) ed in successione dalla pelle, milza, ovaie e globuli rossi. Il trasporto del COLESTEROLO nel sangue avviene tramite particolari proteine tra cui si annoverano le HDL e le LDL, rispettivamente note come “COLESTEROLO buono” e ” COLESTEROLO cattivo”. Se in eccesso puo’ rappresentare un fattore di rischio, ossia incidere negativamente sulla funzionalita’ dei vasi sanguigni. Quando il COLESTEROLO introdotto nell’organismo supera le normali esigenze e non puo’ essere convogliato completamente all’interno delle cellule, parte di esso si deposita lungo le pareti dei vasi sanguigni con conseguenze evidenti per la salute dell’organismo. Gli studi condotti al fine di stabilire una correlazione tra l’aumento del COLESTEROLO e la comparsa di determinati disturbi confermano l’esigenza di monitorare un parametro la cui alterazione contribuisce a compromettere il benessere di cuore e vasi sanguigni. E’ necessario evidenziare che anche bassi valori di COLESTEROLO rappresentano un fattore negativo per la salute dell’organismo, ragione per cui e’ importante cercare di mantenere costante tale parametro nell’intervallo di riferimento (cioe’ al di sotto di 200 mg per 100 ml di sangue). Sicuramente lo stile di vita, l’alimentazione, il fumo, lo stress e molti altri fattori concorrono alla determinazione di situazioni favorenti l’incremento dei livelli di COLESTEROLO e trigliceridi presenti nel sangue. E’ ormai risaputo che i livelli di COLESTEROLO e di trigliceridi nel sangue sono fortemente condizionati dal tipo di alimentazione. Una dieta caratterizzata da un minor consumo di acidi grassi saturi (latte intero, latticini, burro, carni grasse, insaccati, formaggi) e da un apporto giornaliero di COLESTEROLO inferiore a 300 mg, rappresenta il presupposto alimentare basilare per un intervento efficace. Il consumo di grassi animali dovrebbe essere ridotto ed in parte sostituito con quelli di origine vegetale. Si consiglia di limitare o evitare l’assunzione di cibi ricchi di zuccheri semplici e poveri di fibre e di sostanze antiossidanti. Nei soggetti in sovrappeso e’ necessario adottare una riduzione energetica ed abolire il consumo di alcool in caso di eccesso di trigliceridi nel sangue. La quota lipidica giornaliera intorno al 30% delle Kcal totali dovrebbe essere ripartita in uguale misura tra grassi saturi, monoinsaturi e polinsaturi. Il consumo di alimenti vegetali ha un suo razionale nell’effetto ipocolesterolemizzante delle proteine vegetali, probabilmente a causa dello loro capacita’ di accelerare il catabolismo (cioe’ la demolizione) delle LDL. Utile ed efficace risulta il consumo di pesce ricco in omega-3, nutrienti indispensabili per il benessere dell’organismo, attivamente coinvolti nella regolazione del metabolismo lipidico. Le linee guida generali per un controllo dietetico del COLESTEROLO possono essere cosi’ riassunte: controllare periodicamente il livello di COLESTEROLO nel sangue: quando i valori sono leggermente alterati, la cura dell’alimentazione rappresenta la soluzione piu’ corretta ed efficace; evitare l’incremento di peso corporeo o seguire una dieta ipocalorica: il dimagrimento determina una diminuzione dei valori ematici di COLESTEROLO; ridurre il consumo di zuccheri semplici (preferire il pane integrale, dimezzare il quantitativo di zuccheri, ridurre il consumo di dolci, evitare bibite e succhi); favorire il consumo di carboidrati complessi o amidi (i legumi, il pane, il riso, la verdura in generale costituiscono gli alimenti ricchi di carboidrati complessi, il cui ruolo e’ stato rivalutato dagli enti che si occupano di nutrizione): la dieta mediterranea diventa pertanto un modello alimentare estremamente utile per combattere le dislipidemie; limitare il consumo di alimenti ricchi di grassi ed in particolare in acidi grassi saturi; aumentare il consumo di frutta e verdura ricchi di sostanze antiossidanti; aumentare il consumo di pesce (almeno 2-3 volte a settimana) per un maggiore apporto di acidi grassi polinsaturi della serie omega-3 che si trovano sostanzialmente nel pesce (soprattutto sgombro, triglia, sarda, salmone e altri ancora); non consumare piu’ di 2 uova a settimana; evitare il fumo (causa una maggiore produzione di radicali liberi a cui non si riesce a far fronte con le normali riserve antiossidanti e questo comporta un aumento dell’ossidazione del COLESTEROLO “cattivo” LDL), evitare il consumo di alcolici, lo stress, praticare attivita’ fisica. In particolare, il movimento esercita una serie di effetti benefici a livello del tessuto muscolare, dell’apparato respiratorio e del sistema cardiocircolatorio. Su quest’ultimo, l’attivita’ fisica costribuisce a ridurre la frequenza cardiaca e la pressione arteriosa. Si riscontra inoltre una riduzione del COLESTEROLO totale, dei trigliceridi ed un aumento del COLESTEROLO HDL.

Fonte: La Stampa 12-05-2002

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Colesterolo alto, colpa anche dei geni

Se nonostante dieta e attività fisica faticate a tenere a bada il colesterolo cattivo, non demordete, la strada per restare in salute è quella giusta ma, forse, i vostri geni remano contro. Infatti un gruppo di ricerca coordinato da Paul Williams della Berkeley Lab’s Life Sciences Division ha scoperto che i geni giocano un ruolo di primaria importanza nel regolare il colesterolo cattivo nel sangue e che, quindi, alcuni individui devono faticare più di altri semplicemente in virtù del fatto che sono più suscettibili all’ipercolesterolemia. Lo studio, condotto in California su coppie di gemelli identici presso il Dipartimento Energy’s Lawrence Berkeley National Laboratory e il Children’s Hospital Oakland Research Institute (CHORI), è stato reso noto sull’American Journal of Clinical Nutrition.

L’indagine sembra offrire un motivo al fatto che alcuni di noi hanno la sciagura di avere il colesterolo alto pur stando perennemente attenti a ciò che mangiano mentre altri, fortunatissimi, possono concedersi a tavola qualche strappo alla regola in più, senza risentirne almeno in termini di grassi cattivi accumulati nel proprio corpo. I ricercatori hanno scelto di seguire 28 coppie di gemelli identici, quindi con identico assetto genetico, ma in cui i due fratelli avessero differenti stili di vita, per valutare il peso di geni e comportamenti sui livelli di lipoproteine a bassa densità (LDL) che costituiscono il colesterolo cattivo, deleterio per la salute cardiovascolare.

Gli esperti hanno sottoposto i volontari a due tipi di dieta alternativamente, una a basso contenuto di grassi (che costituivano il 20 per cento dell’introito calorico), l’altra ad alto contenuto di grassi (pari al 40 per cento delle calorie assunte). Gli esperti hanno visto che passando dalla prima alla seconda dieta il livello di colesterolo saliva inevitabilmente per tutte le coppie di gemelli ma in modo diverso da coppia a coppia. Inoltre nei due fratelli i cambiamenti di colesterolemia dieta-dipendenti erano identici, segno che a regolarli sono i geni e non lo stile di vita dei fratelli stessi. Su quali siano i geni coinvolti ancora si sa molto poco, hanno ammesso gli esperti, esortando tutti a non abbandonare le sane abitudini, dieta sana e sport ed eventuali trattamenti medici consigliati dallo specialista, tutti comportamenti che rimangono le uniche armi valide contro l’ipercolesterolemia.

Fonte: Williams PT et al. Gene-Nutrienti interactions. Am J Clinical Nutrition 2005;82:181-7.

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