L’inquinamento atmosferico potrebbe essere un fattore di rischio per lo sviluppo di aterosclerosi e malattie cardiovascolari. Lo dimostra uno studio condotto da un gruppo di ricercatori della University of California di Los Angeles e pubblicato sull’ultimo numero della rivista Genome Biology. I ricercatori hanno utilizzato la tecnologia del microarray per verificare l’espressione di alcuni geni in seguito all’esposizione a micropolveri.
I microarray o DNA chip sono formati da moltissime molecole di DNA (detti sonde) depositate in una posizione nota su un supporto a formare una microgriglia (microarray, appunto) che consente di identificarle in modo univoco. Ogni sonda è costituita da un segmento di DNA a singola elica di un gene e, nel loro insieme, tutte le sonde di un DNA chip rappresentano tutti, o la maggior parte, dei geni di un organismo. Grazie a questa tecnica, i biologi hanno la possibilità di determinare i livelli di RNA in un campione di tessuto.
I ricercatori californiani hanno verificato che le micropolveri presenti nell’aria che si respira nelle zone inquinate aumentano l’espressione di quei geni che favoriscono l’ossidazione dei fosfolipidi che vanno a costituire le particelle di LDL (low density lipoproteins), il colesterolo cattivo. Favorire l’ossidazione di questi grassi facilita la formazione di LDL che, a sua volta, è un fattore di rischio acclarato per l’aterosclerosi.
Fonte: Gong KW et al. Air pollutant chemicals and oxidized lipids exhibit genome-wide synergistic effects on endothelial cells. Genome Biology 2007 (in press).