La malattia cardiovascolare uccide più di ogni altra malattia al mondo: più dell’HIV e di tutte le forme di cancro messe insieme. La malattia cardiovascolare non solo uccide, spesso rende invalidi, debilita e riduce la qualità della vita più di qualunque altra patologia.
I principali fattori di rischio sono l’obesità, il fumo, la pressione alta e, soprattutto, il colesterolo elevato. Tuttavia, nonostante la sua pericolosità, la consapevolezza, la comprensione e la conoscenza dei rischi associati ad alti livelli di colesterolo sono molto scarse.
Per comprendere le ragioni di questa scorretta percezione del rischio è stato condotto lo Studio “From the Heart” che ha coinvolto diversi paesi tra cui il Belgio, il Brasile, la Francia, il Messico, il Regno Unito. È questo il primo studio in cui a pazienti con diagnosi di colesterolo elevato e ai medici che li hanno presi in cura sono state sottoposte domande generali a proposito dei loro atteggiamenti rispetto alla cura farmacologica e dei loro stili di vita.
I risultati di questo studio, effettuato da Adelphi International Research e di cui si è discusso al XIV International Symposium on Atherosclerosis a Roma, hanno evidenziato che molti pazienti non sono rimasti scioccati né turbati quando è stato loro diagnosticato un elevato tasso di colesterolo. Non solo: sebbene il 60 per cento dei pazienti avesse sentito parlare rispettivamente di colesterolo cattivo (LDL) e buono (HDL), il 74 per cento non è stato in grado di indicare l’infarto come conseguenza dell’ipercolesterolemia.
L’errore nella comprensione del rischio sembra imputabile a problemi di comunicazione medico paziente. Infatti lo studio ha evidenziato che sebbene il 99 per cento dei medici abbiano dichiarato che è loro prassi informare i pazienti sul loro tasso di colesterolo, il 52 per cento dei pazienti dichiara di non essere stato informato o di non ricordare il proprio livello di colesterolo. È evidente che ci sono delle informazioni che vengono perse a danno della salute dei pazienti che richiedono uno sforzo maggiore sia da parte dei medici che da parte dei pazienti.